di Ruggero Pianigiani
INCONTRI
Durante il nostro
viaggio incontreremo sempre nuovi e vecchi amici. In questa rubrica ogni
volta ospiteremo una persona speciale, un viaggiatore come noi, che
riconosciamo come costruttore di armonia e pace nella comunità, artefice di
crescita attraverso la sua opera culturale e umana. Ci parlerà di sé attraverso
tre domande che desiderano far esprimere risposte che vengono dal cuore e
dall’anima. Oggi incontriamo la giovane scrittrice romana Sarah Campi.
1) Chi è Sarah?
Sarah Campi è una
ragazza timida che cambia sempre la sua versione davanti ad una domanda simile.
Che fin dalle elementari ha affrontato i temi personali mettendoci moltissima
fantasia e poco della sua vita reale. Forse, proprio questo vivere quasi
costantemente “in un altro mondo” generato dalla
sua fantasia, l’ha protetta a lungo da questa ardua domanda. Per cui, non è strano credere che possa sinceramente rispondere che ancora non lo sa.
sua fantasia, l’ha protetta a lungo da questa ardua domanda. Per cui, non è strano credere che possa sinceramente rispondere che ancora non lo sa.
Certamente è una
ragazza piena di contraddizioni ed è la prima a non sopportare l’insicurezza
che ne deriva. Non sa se questo lato del suo carattere abbia influenzato o
meno, la sua passione per la letteratura e per la scrittura: scrivere storie
non è mai voluta essere un’occasione per capire meglio se stessa, quanto invece
una voglia di svago, la necessità di una lettrice compulsiva di leggere una
storia che l’appassionasse come mai prima: e quale metodo migliore per
soddisfare i propri gusti se non scriversele da soli?
É certo, comunque,
che, anche non volendo, durante la scrittura si ritrovi molto spesso a scoprire
parti del proprio modo di essere che non aveva mai notato prima.
2) Raccontaci un
momento importante del tuo viaggio:
Sono ancora troppo
giovane per considerare il mio viaggio più che appena cominciato. So (e spero)
di avere ancora tantissimo da imparare nella vita, così come in ambito
letterario-creativo, e sono quindi convinta che il momento importante del mio
“viaggio” come scrittrice debba ancora arrivare: nella scrittura delle svariate
storie che ho in cantiere sto sperimentanto diversi stili, metodi di
narrazione, e intrecci delle trame. Ma nulla di tutto ciò è ancora arrivato al
punto da poter dire “bene, guarda un po’ dove sono arrivata!” esclamazione che
sicuramente è risuonata nella mia mente quando ho avuto tra le mani sia il
primo che il secondo libro: avere la tua creazione tra le mani è un momento che
non si dimentica, si ha la sensazione di essere arrivati a qualcosa di
importate, di finito, completo e materiale. È qualcosa che da felicità e
certezze ed è una sensazione bellissima.
3) Per te
cos’è la cultura?
Ho sempre pensato
alla cultura come ad una sorta di divinità. Qualcosa che comprende un Tutto
così ampio da essere inconcepibile per una singola mente umana. Di certo
nessuno può dire di racchiudere in sé la cultura, se non una parte
infinitesimale di essa. La cultura è ogni uomo, donna bambino che abbia pensato
e condiviso il suo pensiero con qualcun altro, dall’antichità ad oggi.
Nella mia vita di tutti i giorni, invece, la cultura, sotto i suoi
aspetti più svariati, è il mio piatto preferito. Perché io sono quel tipo di
persona che può passare quindici ore ininterrotte a leggere un libro e due
settimane a discuterne con chiunque lo abbia letto o abbia intenzione di farlo;
potrei guardare film, telefilm e cartoni animati, tutto il giorno ogni giorno
della mia vita, senza stancarmi e con l’unico bisogno di fermarmi ogni tanto a
considerare, recensire e catalogare ciò che ho appena visto. E non per ultimo,
credo che la cultura, in particolare le Arti, possano generare la forma più
bella di dipendenza: quella che ti fa sentire vuoto e ti fa piangere alla fine
di un libro che hai amato, quella che ti fa disegnare per ore, nei posti più
impensati e quella che ti fa alzare alle 3 di notte per scrivere un pensiero e
ti fa continuare per ore ignorando i crampi alle mani…
Nessun commento:
Posta un commento