- Corri, Anna, se no non arriviamo in tempo! - gli gridò il ragazzo dai capelli neri davanti a lei. Mancava ancora un buon chilometro prima del portone della loro nuova scuola.
- Sto già correndo, Vlad, e non chiamarmi così! - Era solo settembre e il centro di Roma era ancora molto caldo, ma la ragazza con lunghi capelli scuri, era vestita con una camicia a maniche lunghe e jeans, berretto e occhiali da sole molto scuri. E, sì, stava morendo di caldo, anzi, stava quasi affogando in un bagno di sudore con quella corsa che era costretta a fare, ma era necessario...
- Intendevo, “correre”! - riprese lui pronunciando la parola in Rumeno, con molta enfasi.
- Non ci provare nemmeno! Se ci fai scoprire, ti uccido! - strillò Anna, perdendo per un attimo l’accento italiano perfetto che aveva impiegato tanto ad affinare. Non voleva dover cambiare casa, scuola e tutti i programmi dell’anno perché quel cretino di suo fratello si metteva a dar spettacolo. Non era certo per i soldi che non voleva, sapeva che con quel patrimonio che si ritrovavano, potevano fare tutto, ma sinceramente, l’idea di dover cambiare di nuovo nome, la stressava. Perché in realtà il suo vero nome era... ma che importava? Non avrebbe potuto usarlo per un bel po’ di tempo.
“Se cambiate casa, modo di vivere,” gli ricordava sempre il Conte, “cambiate anche nome e tutto il resto, non lasciate nessuna traccia di voi, dovete essere sempre impeccabili in questo, se qualche dipendente fa un casino, licenziatelo subito”. Era già abbastanza irritata perché Vlad non aveva voluto cambiare nome e non ammetteva altri errori, il settore di “protezione e sparizione” rientrava nei suoi lavori. Che si sbizzarrisse con il suo “controllo”, lui.
Entrare al quarto anno di un liceo classico, suscitava comunque troppa curiosità per i suoi gusti, ma era meglio di niente, quella scuola e quel quartiere erano necessari per trovare... ciò che cercavano da una vita.
Arrivarono in ritardo, come era prevedibile. La professoressa di filosofia non fece troppe storie e dopo una breve presentazione, iniziò la lezione come sempre. Gli unici due posti rimasti erano separati, ma bastò uno sguardo di Anna perché uno liberasse il posto affianco a suo fratello, per poi rimanere a fissarla per il resto della lezione.
A volte aveva quell’effetto sulle persone, perfino su Vlad, se si concentrava.
La lezione non era difficile per loro, avevano già studiato quelle teorie sui vecchi libri del Conte, al castello. Fu una fortuna, perché le era impossibile seguire. La ragazza bionda seduta davanti a lei scosse la sua bella massa di capelli: Anna si morse le labbra, espirando, come per superare una forte fitta di dolore. Sentì la mano di Vlad stringersi sulla sua, per rassicurarla.
- Hai fame? - sussurrò, grave e lei scosse la testa con decisione. Poi lo vide scattare con lo sguardo da una parte: un ragazzo aveva alzato la mano per rispondere alla domanda della prof e il movimento improvviso, lo aveva attirato come una bestia feroce e guardinga. Lei gli afferrò il braccio a sua volta, preoccupata e lui si riscosse.
- E tu? - gli chiese.
- No, per niente. - rispose, ingoiando la saliva.
Ma dovevano ancora attraversare la fase più delicata: la ricreazione.
Che arrivò molto più in fretta di quanto volessero. Rimasero in disparte, ma alcuni curiosi arrivarono comunque. Era normale, in quella classe gli unici nuovi erano loro due.
- Allora, da dov’è che venite? - chiese uno, avvicinandosi.
- Da Torino, anche se i nostri erano straneri. - rispose la ragazza sicura, con un accento impeccabile.
- Davvero!? – fece quello, - Anche mio zio è del nord. Ma siete gemelli? Non vi assomigliate per niente.
- Io sono più grande, ma sono stato bocciato. - disse lui, sorridendo. - Lei invece è secchiona di natura. - sorrise, ovviamente era una bugia, non erano neanche realmente fratelli, ma si ritenevano tali da tanto di quel tempo che ormai era un’abitudine. Anche il fatto di essere stato bocciato era una bugia, non necessaria per la verità, ma ci aveva fatto il callo a dirne ormai, recitare una parte era un vizio impossibile da togliere. Il loro maestro, almeno in questo, aveva fatto un ottimo lavoro.
Una ragazza si unì alla conversazione, avvicinandosi anche troppo, per i loro gusti: - Non hai caldo? - chiese ad Anna.
- Eccome! Ma ho la pelle delicata, e mi scotto facilmente.
- Oh, povera te, io soffoco in canottiera! - disse facendosi aria sul collo.
Anna si alzò di scatto e si diresse alla porta, con il cuore a mille, cercando di non correre e respirare piano. I due la fissarono chiedendosi cosa mai le fosse preso all’improvviso e Vlad rispose: - Scusatela, non si sente tanto bene oggi. - poi si alzò anche lui. - Vado a vedere come sta.
-Che carino!- fece la ragazza all’altro, dopo che Vlad fu uscito. - Vorrei averlo anch’ io un fratello così.
Il ragazzo moro uscì in corridoio e la vide ad una finestra che dava in un cortile affollatissimo. Le passò velocemente vicino e, senza dire niente, la prese bruscamente per un braccio e la trascinò con sé tra gli studenti, sentendo la sua respirazione farsi sempre più veloce mentre le persone le passavano accanto, sfiorandola.
Trovò una porta, l’aprì, era uno sgabuzzino per le scope, la spinse dentro e si chiuse la porta alle spalle.
- Che ti prende? Se non ce la fai, devi dirmelo subito, lo sai. – la sgridò incrociando le braccia e appoggiandosi alla porta. Il suo tono era completamente diverso da quello che usava in classe, coi compagni, durante la recita.
- Ce la faccio, ce l’ho sempre fatta negli ultimi quattro anni. - ribatté lei, cercando di regolarizzare il respiro.
- È passato più di un mese, lo sai che è il tuo massimo, quando vuoi ficcartelo in quella testa!
- Ce la facc...- cominciò, ma lui la tirò a sé stringendola in modo che non potesse allontanare la faccia dal suo torace e la sentì diventare di pietra.
- Decido io. - ribatté serissimo. – Il “controllo” lo gestisco io e tu devi stare ai miei ordini.
- Sì... lo so...- fece mogia a corto di fiato. Vlad si allontanò un po’: - Avanti. Sbrigati.
La ragazza pallida, sembrò diventare ancora più bianca: - Ma qui è pericoloso! E se ci scoprono?
- IN FRETTA. Che finisce la ricreazione.- continuò fissandola attentamente.
Anna chiuse gli occhi un attimo, sospirò, poi li aprì di scatto: la sua espressione ora era tutta un’altra. Lo fissò intensamente per qualche secondo, fino a quando lui non fu completamente perso nei suoi occhi.
Gli si aggrappò alle spalle larghe alzandosi sulle punte dei piedi, perché il suo naso arrivasse a sfiorargli il lato del collo, respirò il suo odore, familiare, non ancora perfetto, ma assolutamente desiderabile, caldo e poi lei non ne conosceva nessun altro... un brivido di piacere le percorse la schiena, le venne l’acquolina in bocca, mentre i suoi denti si affilavano velocemente, smaniosi di colpire. E lo morse.
Con precisione, non si fece sfuggire neanche una goccia di sangue, sarebbe stato un casino se gli avesse macchiato la maglietta nuova. Lui si mosse a malapena, incantato com’era, gli sembrava tutto sfocato, come sempre, perché tutto si mischiava e non sapeva mai se provava dolore o piacere... per un umano, sicuramente sarebbe stato piacere, piacere sublime, come una droga, così diceva il Conte... ma per lui, era un po’ tutt’e due le cose messe insieme.
Anna si staccò dal suo collo, schioccando le labbra rosse come se gli avesse fatto un semplice succhiotto, lui espirò mentre la piccola ferita si richiudeva immediatamente lasciando solo un alone rosso che comunque sarebbe sparito in pochi minuti, scosse la testa per scrollarsi di dosso in torpore in cui inducevano gli occhi di lei e abbassò lo sguardo a guardarla.
A volte doveva ammettere che il loro non era proprio un classico rapporto da fratelli, più che altro si sforzavano di badare l’uno alle esigenze dell’altro, dividendosi i compiti.
-Arrivederci al prossimo mese signorina, torni a fare acquisti da noi!- fece con voce nasale.
Lei rise, non le piaceva ammetterlo, ma aveva ragione, ne aveva proprio bisogno, ora sì che stava bene, anzi, era quasi dispiaciuta che quel giorno non ci fosse ginnastica, avrebbe fatto faville.
Si passò un dito sulle labbra sporche e poi lo passò sulle labbra dell’amico: - Ecco il resto signore. - rispose a tono.
Lui se le leccò anche un po’ più avido del solito. Si chiese se preoccuparsene, ma poi si ricordò che al fattore “controllo” ci pensava lui, per cui non toccava a lei decidere.
La campanella di fine ricreazione suonò in quel momento e loro tornarono ad unirsi alla massa che si muoveva nel corridoio.
-Che hai fatto al collo, sei rosso.- gli fece notare la bella ragazza bionda del banco davanti. Vlad alzò le spalle, noncurante, lanciò uno sguardo alla sua piccola sorella che si dirigeva al loro banco: -Mah, mi avrà punto una zanzara.
questa era una storiella che stavo scrivendo tempo fa, nn so ancora se valga qualcosa, ma è un ottimo modo per sfogare la frustrazione...
RispondiEliminaPerché una storia sui rumeni???
RispondiEliminaperchè il conte Dracula è della Transilvania che sta in Romania:)
RispondiEliminaContinui ? :o)
RispondiEliminaDunque vediamo... Non so se è il posto giusto dove lasciare un commento del genere ma non sapevo dove altro metterlo! :D Ho visto dall'intestazione del blog che ti piace il giapponese... anche a me piace molto come lingua e anche la mia passione viene fuori da anime e manga! :D
RispondiEliminaHo visto inoltre che hai scritto un libro quando avevi sedici anni.. waw! Anche io sto scrivendo un libro, ma non so se sarò così fortunata da trovare un editore!! Mi piacciono molto gli anime che hai nella tua classifica personale e... basta. Leggerò il tuo libro appena ne avrò l'occasione! Se ti va passa dal mio blog: Alic is here!
A presto! ...
Che bello trovare un'altra persona a cui piace anche l'aspetto linguistico degli anime e i manga!
RispondiEliminaIl mio blog, come avrai notato viene trascurato parecchio, dato che ora sono molto impegnata a scrivere il seguito del primo libro... invece ho fatto un salto sul tuo che, al contrario del mio è curatissimo, ti ho lasciato un commento anche lì... comunque l'importate è scrivere e farlo per se stessi prima di tutto, e vedrai che se tu crederai in te stessa anche gli altri lo faranno!
Lo spero! Ho visto il commento e grazie! ^^ La storia del libro era partita per gioco... poi mi sono appassionata e ho scoperto che è veramente divertente! :D
RispondiEliminaA presto!
Sayonara! ;)
Oh yess..