sabato 20 marzo 2010

Sinossi di Prigione di luci




All’alba dei tempi, nel continente, una forza magica e spirituale regge l’ordine del mondo, il Soffio Egemone.


Poi, dalla rabbia degli uomini, nascono i demoni che infestarono l’animo dei più deboli. Il genere umano si spacca nettamente in due parti e, coloro il cui animo viene infestato dai demoni, danno origine alla stirpe degli elfi. Il Soffio Egemone si divide a sua volta in quattro parti e si incarna anch’esso in uomini deboli, cercando di ristabilire l’equilibrio universale che i demoni minacciano. Nei millenni, gli elfi riescono a controllare i propri demoni, rinchiudendoli in una prigione spirituale, detta prigione di luci. Si vengono a creare due razze completamente distinte, sia per aspetto fisico che per mentalità, e spesso in conflitto tra di loro. Il conflitto degenera in una guerra che devasta la società umana e finisce quasi per sterminare gli elfi, costringendoli a nascondersi per scampare alla cattura e alla sperimentazione che gli umani avviano su di loro. Ma, nell’ombra, ancora tramano la vendetta e sanno di poter rivoltare la situazione.

In questo contesto difficile per entrambe le fazioni, due particolari nascite potrebbero riuscire a far smuovere la situazione: una bambina umana nasce con il potere di poter leggere nel pensiero, datole da un potere Bianco, una delle quattro parti del Soffio Egemone che da sempre si incarna solamente negli elfi; e un elfo nasce con solo mezza prigione di luci, a causa dei pazzi esperimenti che suo padre aveva fatto su se stesso. È il destino a determinare l’incontro dei due ragazzi, Samire e Kallwen. All’inizio non più che nemici appartenenti a due razze opposte, scoprono poi di avere in comune molto più di quanto avrebbero mai creduto. Entrambi possono leggere nel pensiero e controllare la mente altrui, ma lì unisce qualcosa di più profondo, il desiderio di vendetta. Il padre di Kallwen infatti, dopo aver concluso i suoi esperimenti e aver permesso al suo demone di controllarlo, aveva ucciso sua moglie e i genitori di Samire, lasciando entrambi i ragazzi orfani all’età di cinque anni, spronati alla sopravvivenza dall’odio che nutrono per lui.

I due ragazzi diventano amici: per lei un tale rapporto significa tradire la sua razza, ma si accorge presto di non avere scelta. Poco dopo il loro incontro, infatti, un essere, né uomo né elfo, tenta di ucciderla per sottrarle la parte del Soffio Egemone che dimora dentro di lei. La ragazza si salva da tale attacco solo grazie all’intervento di Kallwen e capisce che, senza il suo aiuto, non sarebbe in grado di scampare alla morte una seconda volta. Non senza avere la giusta conoscenza dei poteri in suo possesso e senza sapere chi vuole il suo potere e perché.

“Non vorresti scoprire cosa sei veramente? Non vuoi sapere chi ha tentato di ucciderti? Io voglio aiutarti a scoprirlo.” Le chiede l’elfo e lei si lascia convincere: sa che lui è l’unico in grado di aiutarla, il suo unico alleato possibile. Decide di seguirlo, anche sapendo di tradire la sua razza, la sua famiglia (rappresentata da tutti coloro che vivono nell’orfanotrofio dov’è cresciuta) e di rinnegare quindi tutto il suo passato.

La ricerca della verità desta in lei la voglia di avventura e dona all’elfo un obbiettivo, uno scopo per la sua vita triste e solitaria.

Ma la loro ricerca viene presto interrotta: la prigione di luci incompleta del ragazzo rischia di spezzarsi completamente, trasformandolo in un demone sanguinario. Per impedire che ciò avvenga e permettergli di concentrarsi sui problemi di Samire, Kallwen è costretto a tornare nella base della resistenza elfica, un luogo in cui aveva giurato di non tornare mai più: la sua prigione incompleta ha bisogno di sigilli speciali, per permettergli di avere il controllo completo sulla sua vita. Inizia il loro viaggio verso la base, durante il quale il loro rapporto si approfondisce ancora di più. Giunti finalmente alla base della resistenza, Samire viene interrogata più volte e alcune sue risposte inducono Sidryan, uno degli Anziani Puri più influenti della razza elfica, a richiamare l’attenzione del Consiglio dei Dodici sul suo caso. Nello stesso momento Kallwen sta affrontando la difficile e dolorosa operazione di sigillazione. Qualcosa, però, va storto e il demone prende il sopravvento, schiacciando l’anima già molto provata del ragazzo con l’intenzione di annientarla. Solo Samire, dopo una strenua lotta mentale contro il demone, riesce a ridestare l’anima stravolta dell’amico.

Dopo questa esperienza, i due ragazzi comprendono che il loro legame è molto più forte della semplice amicizia e si è ormai trasformata in qualcosa di più grande, ma vi sono troppi problemi da affrontare. In un mondo dove non c’è più spazio per i sentimenti, alla vigilia del Consiglio che tenterà di sciogliere tutti i loro dubbi, capiscono che il loro amore, che infrange anche la barriera della razza, difficilmente potrà diventare qualcosa di buono.



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